Un mese con San Francesco – Ep. 29
L’uva
Anche a Rivotorto, ai piedi del monte Subasio, esiste un altro luogo che conserva la memoria degli inizi della storia francescana. Qui, nel “Tugurio”, il santo ed altri compagni presero dimora per vivere in fraternità. Una pietra, con un’iscrizione, ricorda: “Hic Primordia Fratrum Minorum”. La “Leggenda Perugina” riporta un episodio, qui avvenuto, con protagonista un frate che nella notte avrebbe gridato “Muoio! Muoio”. Chiestogli Francesco di quale natura fosse il malessere avrebbe confidato di essere affamato. Le fonti riferiscono che il poverello “fece subito preparare la mensa” e aggiungono un particolare importante. Affinché “non si vergognasse a mangiare da solo” condivisero il pasto con lui, sospinti dalla “carità”. (FF, 1545) Gli autori della Leggenda Perugina ci riferiscono un episodio simile, collocandolo nel medesimo periodo, quando “i frati, a quei tempi, malati o sani che fossero, erano sempre lieti e pazienti: la povertà era la loro ricchezza” (FF, 1549). E poiché un uomo era “molto deperito” nel corpo, Francesco, dopo averlo condotto in una vigna, “vi sedette sotto assieme al fratello e cominciò a mangiare l’uva, affinché il malato non si vergognasse di piluccare da solo”. Questo richiamo all’uva e alle vigne, commenta padre Enzo, ricorda il saluto di Benedetto XVI alla folla adunata in piazza San Pietro, il giorno della sua elezione. “Sono un umile servo nella vigna del Signore”. Ed è, infatti, Cristo ad affermare, nel Vangelo: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo”, esortando i discepoli a rimanere uniti a Lui, come tralci. È un Dio, questo, che desidera da noi quella vitalità che è tipica di queste piante, che vuole che “rimaniamo nell’Amore”, nutriti da quella linfa che ci rende lussureggianti e luminosi.